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l concetto di etica informatica è stato sviluppato alla fine degli anni ’70, quando i computer erano ancora neonati e non esisteva il medesimo rapporto uomo/macchina a cui oggi siamo abituati. Già allora si intuiva quanto impattante avrebbe potuto essere l’information technology sulla vita quotidiana, scatenando domande e perplessità anche di tipo morale.

Nascita ed evoluzione dell’etica informatica

Lo sviluppo dell’etica informatica va di pari passo con l’evoluzione tecnologica dei computer. Questi strumenti, divenuti oggi di uso comune, sono da sempre soggetti a controversie morali, legate a un loro frequente utilizzo malevolo.

Già nel 1978 si parla di etica dei computer, arrivando a una vera e propria definizione dei comportamenti da mantenere durante il loro utilizzo verso i primi anni ’90. La teoria, che oggi si è evoluta per coprire tutte le sfaccettature implicite nell’approccio al digitale, si propone di sensibilizzare le persone da un punto di vista soggettivo, professionale e sociale.

Nel 1992 sono stati scritti i dieci comandamenti dell’etica informatica che delineano, in generale, i principi che tutti dovrebbero rispettare durante l’utilizzo del calcolatore:

  1. il computer non deve essere usato per arrecare danno agli altri;
  2. evitare di infastidire gli altri intervenendo sul loro lavoro durante l’uso del pc;
  3. rispettare la privacy dei file altrui;
  4. il computer non deve essere usato per commettere furti;
  5. il furto d’identità non è etico;
  6. evitare programmi software non regolarmente acquistati o detenuti;
  7. usare risorse informatiche altrui solo se in possesso di un’autorizzazione;
  8. rispettare la proprietà intellettuale altrui;
  9. pensare sempre alle conseguenze sociali dei programmi che si scrivono;
  10. il computer deve essere usato in modo rispettoso.

Tali principi sono tutt’ora validi, ma dovrebbero essere ulteriormente espansi per regolamentare l’utilizzo dei social, la raccolta dei dati personali, il marketing digitale e tanti altri aspetti figli del web 2.0.

La nuova etica informatica e le opportunità di carriera

Chi si occupa di etica informatica (oggi le università organizzano corsi di laurea appositi per la formazione di figure esperte in questo settore), segue l’approccio ambientalista per valutarne i problemi e le implicazioni.

L’idea è quella di analizzare il contesto informatico all’interno dell’infosfera: un sistema ambientale digitale in cui azioni e comportamenti hanno dirette conseguenze sugli altri soggetti che lo popolano. A questa teoria si associano anche il metodo di astrazione e l’impostazione costruzionista – minimalista.

Di tale nuovo modo di percepire eticamente i computer (e più in generale l’information technology) fanno parte anche temi come la gestione di internet rispetto al telelavoro, la tutela della privacy degli utenti, la criminalità informatica e il digital divide.

Le aziende hanno compreso da tempo l’importanza di gestire al meglio questi argomenti, dando vita a posizioni lavorative quali il compliance officer: una figura esperta nell’etica ICT, ormai fondamentale per gestire al meglio i rapporti digitali con i clienti.

Nonostante queste linee guida, sono ancora molti quelli che agiscono senza dare il giusto peso alle proprie azioni, sia consapevolmente ma anche in buona fede. In molti casi il mondo dei computer viene visto come qualcosa di distaccato dalla realtà, in cui le regole comportamentali possono anche venire meno.

A tal proposito si rende necessario un vero e proprio programma educativo atto a formare i fruitori del digitale. In particolare questo è vero per le nuove generazioni, che vivono ormai in simbiosi con il mondo informatico e sono anche quelle più esposte ai pericoli che rappresenta.

Queste sono le parole di Alice Sommacal ma nulla di più descrive l'approccio etico di AB Consulting all'informatica